Mi chiedo quali siano i criteri di giudizio che mi fanno dire se mi è piaciuto o meno un libro.
In realtà non lo so con certezza.
Partiamo dal presupposto che io non sono particolarmente colta, anzi, mi reputo piuttosto ignorante.
Amo leggere, forse leggo un numero di libri superiore alla media del popolo italiano, tutto qui e non è nemmeno stato sempre così, anzi l’amore per la lettura mi accompagna solo da qualche anno.
Dunque di certo non utilizzo criteri oggettivi, come potrebbe fare un professionista.
Prendete ad esempio il sito “Flanerì“, quella sì che è roba seria.
Eppure mi bastano le prime due o tre pagine per capire se un libro mi appassionerà o meno.
Succede a me e credo succeda a tutti i lettori, a prescindere dalle capacità tecniche possedute.
Forse è come quando ci si innamora.
Vai a capire perché ci attira proprio quella persona e non un’altra, che magari in teoria avrebbe anche dei requisiti migliori.
Forse l’uomo/libro soddisfa un bisogno attivo in quel particolare momento di vita, bisogno spesso incoscio.
Mi è capitato di leggere libri osannati dai più e dagli “intenditori”, che a me non hanno fatto né caldo né freddo, anzi a volte mi hanno disturbato e ho abbandonato a metà.
Perché come ha detto giustamente una mia amica “la vita è troppo breve per passarla a leggere ciò che non ci piace”.
Però non rimanere particolarmente colpita da giganti della letteratura come Ernest Hemingway o Francis Scott Fitzgerald, qualche dubbio sulle mie capacità me lo ha fatto venire.
Magari sono una totale incompetente, pazienza, i gusti sono gusti.
Ma ho adorato J. D. Salinger ed Ignazio Silone, solo per fare qualche esempio tra i classici.
D’altro canto man mano che aumenta il numero di libri letti, si affina il gusto e quindi testi “sempliciotti” che in passato mi hanno favorevolmente colpito, probabilmente riletti potrebbero lasciarmi insoddisfatta o indifferente.
Dipende anche dal momento e dalla circostanza, un conto è leggere in vacanza, un conto è la sera prima di andare a dormire, tanto per fare un esempio.
C’e stato un periodo in cui volevo leggere solo argomenti drammatici e tristi, forse perché a paragone la mia vita mi sembrava meravigliosa.
Ho inanellato consecutivamente capolavori come “Il sole dei morenti”, “Le intermittenze della morte”, “Trilogia della città di k”.
Un mio collega un giorno mi ha chiesto le trame e poi ha commentato “si vabbè, fattela una canna ogni tanto!” 😀
Certamente le ciofeche, come direbbero a Napoli, le riconosco.
Qualità non vuol dire pesantezza.
Per me un libro deve essere prima di tutto scorrevole e comprensibile.
Soprattutto se affronta temi “importanti”.
Certamente ci sono delle eccezioni, Josè Saramago non è una lettura facile, non lo consiglierei a chi non ha mai o ha letto poco in vita sua, ma i suoi libri sono meravigliosi.
Uno come Jorge Luis Borges, non è invece né alla mia portata, né presumo alla portata del 99% della popolazione.
Quindi non è in grado di trasmettermi nulla, mi fa solo salire il nervoso perché mi fa sentire più ignorante di quello che io sia ed inadeguata.
In generale posso dire che mi disturba assai lo scrittore saccente, quello che tra i tanti sinonimi va in cerca di quello più difficile, tanto per ostentare la propria cultura.
Mi infastidisco se ci sono troppi personaggi; il fatto che abbia difficoltà a ricordarli mi deconcentra e non mi fa immergere pienamente nell’atmosfera.
Più o meno per lo stesso motivo, mi urtano le trame multiple, troppa carne sul fuoco, al massimo sopporto due storie che si intrecciano.
Apprezzo al contrario la capacità di affrontare un tema alla volta e di approfondire la psicologia di uno o comunque di pochi personaggi.
In generale un libro mi piace se mi rapisce, ovvero se resto “dentro” la storia anche nelle pause di lettura.
Continuo a pensarci e per me in quel momento il protagonista esiste sul serio ed è come se lo conoscessi.
E non mi accade di rado, per fortuna. Per non parlare di quanto mi commuovo!
Talvolta invece, il nulla.
Il peggio è quando nemmeno ricordo a che punto sono arrivata e cosa è appena successo nella trama.
Parole che mi scorrono nel cervello, come il vento sulla sabbia, senza lasciare segni.
A chi ama la lettura, consiglio il sito “Anobii“, un social network dove ognuno può scrivere le proprie recensioni e confrontarsi con gli altri.
Ci sono anche io, con il nick Monica R.
Voi che criteri di giudizio utilizzate?
Per finire non posso che augurare buone letture 🙂
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Furbetta , se tu ti consideri “ignorante ” io mi considero IGNORANTISSIMA.Io comunque , sebbene mi faccio suggerire qualche lettura ( e tu ne sai qualcosa ) , poi naturalmente traggo le mie peronsali conclusioni .In ogni caso ,le recensioni di cui mi fido molto sono quelli per gli alberghi… soprattutto il parere degli italiani, che considero un popolo pulito) .. Ci chiedi il nostro metro di giudizio , beh il mio è mi piace o non mi piace , mi trasmette qualcosa o non me lo trasmette, non me ne frega nulla che si chiama Hemingway o S. Sheldon.
Sono comunque dell’idea che il piacere o meno di una certa lettura dipende molto dai stati d’animo.
Però certo, hai avuto molto fantasia a scegliere il tuo nick su Anobii ……Monica R…. ! 😀
Perché Anobii è venuto prima, sennò mi sarei chiamata Fattifurbetta anche li 😀
Susan sappi che dopo questo articolo, temo un commento tipo “certo che sei ignorantissima, qui hai sbagliato un congiuntivo o hai dimenticato un’acca.
Paranoica io 😀